ARTE SACRA
Un dato di fatto così vistoso e caratterizzante qual è costituito, incontrovertibilmente, dal corpus dei dipinti a tema religioso di Fiore Brustolin Zaccarian, per un lasso di tempo che va dalla metà degli anni ‘20 fino addirittura agli anni ‘80, stimola una riflessione: allo scopo, innanzitutto, di collocare la cosa, storicamente, nell’ambito veneto di riferimento (limitatamente agli anni ‘20, quando più intensa e significativa è l’attività in questione in coincidenza con la permanenza veneziana dell’artista), e poi per cercare di fissare alcune coordinate della tematica – arte religiosa e devozionale – nel decennio del ritorno all’ordine e nel ventennio della dittatura fascista. È infatti in quegli anni che Fiore Brustolin si forma all’Accademia di Venezia e adotta più che uno stile, si direbbe un comportamento pittorico che sostanzialmente non abbandonerà più; ed è in quel periodo che la giovane pittrice decide di impegnarsi in modo preponderante, forse più di ogni altro artista della sua generazione, nella pittura di genere religioso. [...]






Il miracolo della mula - 1925
Olio su tela - Padova, Museo Antoniano







Estasi di San Francesco - 1927
Olio su tela - Padova, Museo Antoniano




È indubbio che quando la pittrice padovana decide di dedicarsi ad un genere pittorico così particolare, la sua è una scelta originale; ma, all’altezza della metà degli anni ‘20, non è più controcorrente, come potrebbe essere stato solo qualche anno prima.
Ciò che appare significativo, comunque, anche in relazione alle notevoli proporzioni che il fenomeno della pittura religiosa assunse a partire dal primo dopoguerra, è il fatto che l’impostazione decisamente tradizionalista che venne data alla questione da parte degli organismi ecclesiastici si intrecciò inevitabilmente, anche se impropriamente, con il dibattito che si stava sviluppando sulle arti nella fase storica della postavanguardia: una fase caratterizzata da un diffuso ritorno alla figura, rinuncia alla deformazione, rispetto delle proporzioni, nuovo apprezzamento per la tradizione classica italiana.






San Giovannino - 1929-30
Olio su tela - Civitavecchia,
Chiesa della "Repubblica dei ragazzi"




Se un quadro giovanile come l’Estasi di San Francesco (1927) obbedisce ancora a richiami formali del tardo Cinquecento, e lo stesso bellissimo Santo Stefano di un anno dopo (1926) richiama vagamente il Piazzetta, ecco che sempre più avanti nel tempo la tematica sacra viene interpretata con quella naturalità spontanea e colloquiale che è tipica della Zaccarian.




A un momento appena più maturo appartiene il San Giovannino (1929-30), forse uno dei pezzi più riusciti dell’artista che favorisce col ductus di un linearismo nervoso l’impressione di un’irrequietudine adolescenziale.




Il sentimento del Divino non è mai qualcosa di metafisico: si cala spontaneamente tra gli uomini, come espressione di una spiritualità affabile. Basterà citare, tra i tanti, l'esempio della Madonna degli orfanelli (1948) che raggiunge la sacralità non attraverso attributi e allegorie, bensì attraverso la sublimazione dell’amore materno.
Anche per questo le varie pale d’altare eseguite dall’artista in chiese romane sono state e vengono tuttora molto apprezzate sia sul piano artistico sia su quello propriamente religioso.



Madonna con manto d'arcobaleno - 1970
Olio su tela - Roma, Collezione dell'artista








Deposizione - 1952
Olio su tela - Padova, Museo Antoniano

[] nel percorso della tematica mariana possiamo percepire anche quello religioso di Fiore B. Zaccarian. Un percorso che ha il suo punto di arrivo negli anni Cinquanta, coincidenti con gli anni di una consolidata maturità personale che, annunciati dalla Madonna pensierosa (1948), si evolve nell’Annunciazione sussurrata (1951) e nella Deposizione (1952), due quadri che denotano la riflessione spirituale dell’artista che è stata capace di far parlare il linguaggio dell’esperienza di Maria che incontra Dio nella sua vita. Un incontro in cui pare di percepire l’intensità del silenzio proprio di ogni profonda esperienza religiosa.






Ultima cena - 1963
Olio su tela - Roma, Collezione dell'artista






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