I LUOGHI
“Cieli di Roma, pietre di Venezia”, titolava la personale di Fiore B. Zaccarian alla Galleria “La Pinacoteca” nel 1976.
Parafrasando Ruskin, l'artista sembrava istituire un ponte ideale tra le due città più amate ma anche tra due “maniere” pittoriche: la tradizione del “tocco” veneziano ed un luminismo più corposo, pur sempre però lontano dall'arroventato clima della “Scuola romana”.


Durante l'estate del 1941 la famiglia Zaccarian aveva effettuato una gita per visitare l'Umbria. Partiti con zaino in spalla, cavalletto e scatola da pittura, i tre si erano diretti verso Perugia, Assisi e Todi.
L'occasione del viaggio fu propizia per realizzare altri dipinti di cittadine umbre come Il paesaggio con la chiesa di San Pietro ad Assisi, Porta perugina a Perugia, Assisi. Porta del cimitero e Assisi. Il fabbro. Dal sagrato del Duomo di Todi, invece, fu realizzato questo dipinto [Todi. La piazza] della piazzetta della cittadina, con il cinquecentesco palazzo dei Priori e il palazzo del Capitano del popolo sulla sinistra. Il risultato che se ne ricava è quello di un'istantanea, realizzata da una posizione sopraelevata che permette di scorgere il marito Giorgio ed il figlio Paolo seduti sui gradini del duomo e mescolati con le altre macchie di colore che numerose popolano lo spazio aperto. Quello che colpisce è la luminosità estiva che è possibile cogliere dal contrasto stupendo tra le ombre e l'ampia zona in luce proiettata sulla piazza.




Todi. La Piazza - 1941
Olio su cartone telato - Roma, Collezione
dell'artista








Roma. Piazza Navona - 1954
Olio su cartone telato - Roma, Collezione
dell'artista




Roma. Piazza Navona
La piazza barocca è vista in prospettiva con la chiesa di Sant’Agnese in Agone del Borromini in primo piano, il palazzo Pamphilj ed il collegio degli Innocenti, interrotti sullo sfondo dall’obelisco della Fontana dei Fiumi di Bernini.
La presenza delle consuete piccole macchie, rese al tocco, fornisce vitalità e movimento frenetico alla piazza. L’impianto degli edifici denota sicurezza e rapidità della resa. La Zaccarian non ha voluto soffermarsi su molti dettagli. La diagonale che “distende” la chiesa e i palazzi sulla sinistra accentua altresì alcuni particolari lasciati indistinti in una sorta di armonica rappresentazione. La zona più in lontananza, invece, risulta sorprendente, essendo colpita da un sole luminosissimo di un tardo mattino romano, che sembra addirittura trapassare le nuvole e che rende incandescenti le case.
Venezia. Le cupole di San Marco
La rappresentazione delle cupole della basilica veneziana eseguita nel 1968, durante uno dei tanti soggiorni nella città lagunare, non è un’eccezione nell’iter pittorico della Zaccarian. Vi si ritrovano, infatti, numerosi elementi di comunanza con quanto aveva studiato e approfondito nel corso di molti anni: c’è il senso dell’istante, l’impaginazione impostata in modo del tutto particolare, una gamma cromatica quasi omogenea, tutta giocata su tonalità diverse di bianchi e gialli, in grado di rendere un’atmosfera luminosa, quasi un'“evaporazione” sostanziosa del paesaggio. Le fasce luminose di colore fanno tutt’uno con i personaggi appena accennati in primo piano per mezzo di indefiniti tocchi di colore, quasi delle forme pittoriche accessibili, che trasmettono ricordi e, nello stesso tempo, stimolando ricerche e interpretazioni. Questa Venezia è molto cara alla Zaccarian, che ha saputo rendere il senso del movimento frenetico della piazza, colpita dai raggi solari, nelle ore più luminose e incandescenti, riappropriandosi delle sue origini ed esprimendo in pieno la sua personalità.






Venezia. Le cupole di San Marco - 1968
Olio su tela -
Bassano del Grappa, Museo Civico






Roma. Grande cielo sul cupolone - 1968
Olio su tela - Roma, Collezione
dell'artista








Roma. Sant'Ignazio d'autunno - 1955
Olio su tela - Roma, Collezione
dell'artista



Lo studio dell’artista situato all’ultimo piano di un palazzetto in via Mecenate, offre alla Zaccarian l’opportunità di spaziare su un largo orizzonte così che nel dipinto [Roma. Grande cielo sul cupolone] il cielo in rapido mutamento occupa più della metà dello spazio della tela. Si tratta in questo caso di uno studio degli effetti della luce attraverso le nuvole la cui veduta appare realizzata con energiche e vibranti stesure di colore. Il tema è frequente nell’opera della pittrice che, ripetutamente si cimenta nell’esecuzione di queste vedute spaziose della città. Le case e le cupole in basso sono una semplice allusione topografica, mentre l’orizzonte separa in due parti l’impostazione compositiva. I contrasti di luce contribuiscono a rendere l’opera una felice sintesi di verità luministica unita a una nuova esigenza di espressività atmosferica.






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